Nuovi passi avanti nella ricerca delle malattie neurodegenerative: l’Alzheimer può essere diagnosticata fino a 10 anni prima con un prelievo
Le cause legate alla comparsa dell’alzheimer sono molte, ma nel tempo le ricerche hanno messo in evidenza anche una certa influenza dovuta al ‘secondo cervello’, ovvero all’intestino. Le disbiosi intestinali legate al nostro stile di vita, sembrano rivelare un legame con lo sviluppo di problemi neurodegenerativi. Per fortuna, negli ultimi anni, sono stati fatti enormi passi avanti sul fronte ricerca.
Come sappiamo, infatti, quando la malattia si scatena, non si può tornare indietro in quanto degenerativa, ma gli studi sui medicinali che frenano il deterioramento delle sinapsi stanno facendo passi da gigante per quanto riguarda la qualità di vita. L’obiettivo è quello di riuscire a capire cos’è che scatena la malattia per fare in modo di regolare i valori che si squilibrano prima di ricevere i segnali, che nella maggior parte delle volte si propongono quando ormai è troppo tardi.
Gli scienziati dell’Università di Warwick nel Regno Unito e della Fudan University in Cina hanno infatti sviluppato un metodo in grado di diagnosticare la demenza prima della comparsa dei sintomi. Gli esperimenti sono stati raccontati sulla rivista Nature Aging. Sulla base dei dati medici di 52.645 persone studiati nel tempo, gli scienziati sono stati in grado di identificare i biomarcatori rilevanti per l’Alzheimer e altre forme di demenza.
Quindi, di quelle malattie che sono caratterizzate da un’alterazione cognitiva legata alla memoria, al linguaggio, o a disorientamento spazio-temporale. Purtroppo i numeri non sono confortanti, in quanto le patologie legate a problematiche neurodegenerative sono in continuo aumento negli ultimi anni, le casistiche sono quasi triplicate.
Nuovi studi hanno dimostrato che la malattia può essere diagnosticata con un semplice prelievo del sangue anche fino a 10 anni prima che si sviluppi definitivamente. .
Gli scienziati hanno raccolto campioni di sangue in 4 anni; dopo dieci anni, tra i volontari, una parte ha sviluppato Alzheimer, demenza vascolare o demenza per altre cause. In questi 14 anni, la malattia si è sviluppata in coloro che al prelievo del sangue presentavano livelli più alti di proteine GFAP, NEFL, GDF15 e LTBP2, rispetto a coloro che sono rimasti sani.
In particolare, le persone con alti livelli di GFAP, una proteina che fornisce supporto strutturale agli astrociti, cellule che normalmente proteggono i neuroni, avevano 2,32 volte più possibilità di sviluppare la demenza, rispetto agli individui con livelli considerati normali. Questi studi sono fondamentali per la ricerca delle cause: prevenire malattie così invalidanti, anche 10 anni prima, può diventare una risoluzione in termini di qualità di vita, allungando il tempo ‘asintomatico’, prima che la malattia si scateni.
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