Ti piace l’arte giapponese? Allora non puoi perdere l’opportunità di visitare una mostra ad essa dedicata proprio in Italia!
L’arte giapponese del periodo Edo, che si estende dal 1603 al 1868, è un periodo ricco di sviluppi artistici e culturali. Questi si verificarono durante il dominio dei Tokugawa, una dinastia shogunale che portò a una lunga era di pace e stabilità in Giappone. Questo periodo vide una fioritura delle arti e della cultura. Infatti le classi sociali inferiori, come i mercanti e gli artigiani, divennero sempre più influenti e prosperi.
E si può dire che Ukiyo-e è uno dei movimenti artistici più iconici del periodo Edo. L’ukiyo-e letteralmente significa “immagini del mondo fluttuante”. Esso si focalizzava sulla rappresentazione della vita urbana, con i suoi piaceri effimeri e i momenti di bellezza fugace. Le stampe ukiyo-e, realizzate attraverso tecniche come la xilografia, divennero popolari tra il grande pubblico, grazie alla loro accessibilità e alla capacità di catturare scene di vita quotidiana: attori kabuki, cortigiane, paesaggi e molto altro. Ebbene, potrai ammirare questa meravigliosa arte proprio a Roma!
Nel Palazzo Braschi a Roma, si apre una finestra affascinante sul mondo dell’arte giapponese del periodo Edo attraverso la mostra “Il mondo fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone“. Dal 20 febbraio al 23 giugno, i visitatori avranno l’opportunità di immergersi in un viaggio artistico che spazia dal XVII al XIX secolo. Ci sarà infatti una selezione di 150 capolavori provenienti da due importanti collezioni italiane.
Il cuore pulsante di questa esposizione è l’innovativo movimento artistico menzionato in precedenza, Ukiyo-e. Questo genere artistico, emerso nel corso del Seicento, pone al centro della sua narrazione il ritratto del mondo in costante mutamento del Giappone dell’epoca. Raffigura l’esplosione delle città e la formazione di nuove classi sociali. Le opere esposte, firmate da maestri del calibro di Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai, Keisai Eisen e molti altri, sono testimonianze vivide di un’epoca di grande fermento culturale e sociale.
Le forme artistiche dell’Ukiyo-e spaziano dalla stampa su carta ai dipinti su seta, dai paraventi ai rotoli da appendere, dai kimono agli oggetti d’uso quotidiano come i ventagli e le scatole da gioco. I soggetti affrontati sono altrettanto vari: si va dai ritratti degli attori del teatro kabuki alla raffigurazione della bellezza delle cortigiane e delle geishe, dagli spettacoli di danza e musica alle scene di vita quotidiana. Ciò che rende questa esposizione ancora più affascinante è la testimonianza della forte influenza esercitata dall’arte giapponese e dall’Ukiyoe sulla cultura occidentale di fine Ottocento e inizio Novecento.
Artisti come Van Gogh e Monet furono profondamente influenzati da queste opere, introducendo elementi dell’estetica giapponese nelle loro creazioni. Addirittura, l’impatto dell’ukiyoe si riflette ancora oggi nei manga contemporanei. La mostra a Palazzo Braschi è anche un tributo a due figure chiave che hanno contribuito alla diffusione dell’arte giapponese in Italia. Lo scultore Vincenzo Ragusa e l’incisore Edoardo Chiossone, invitati dal governo giapponese Meiji alla fine dell’Ottocento, hanno svolto un ruolo fondamentale nella promozione e nella conservazione di queste opere.
Come specialisti nei primi istituti di grafica e arte in Giappone, hanno trasferito conoscenze e tecniche occidentali. Hanno contribuito così a un vivace scambio culturale tra Oriente e Occidente. Le opere d’arte giapponese conservate oggi nel Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e nel Museo delle Civiltà di Roma testimoniano l’importanza di questi due pionieri italiani e il loro impegno nel preservare il patrimonio artistico del Giappone per le generazioni future.
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