Il lavoro, talvolta, può risultare una vera e propria fonte di stress: le responsabilità del proprio datore di lavoro in questi casi
Il lavoro è uno degli aspetti fondamentali nella vita, tuttavia, non si vive solo di quello, e questo bisogna sempre tenerlo a mente. Difatti occorre bilanciare bene gli impegni e il carico di responsabilità per evitare poi di andare in burnout, ossia quella condizione di stress cronico causato proprio dal proprio impiego. Se si ha la possibilità di svolgere una professione che si ama, lavorare può risultare molto gratificante, non tutti, però, hanno questa fortuna.
Le ambizioni, talvolta, si scontrano con la dura realtà, e spesso si deve ripiegare su strade secondarie. Ci sono casi, però, in cui l’ambiente di lavoro può risultare davvero malsano e pur amando quello che si fa diventa comunque difficile convivere in un contesto simile. Tra l’altro, non conta l’ambito professionale tutti possono trovarsi, infatti, a dover gestire una sindrome da stress cronico dovuta alla mole di lavoro, sia i dipendenti pubblici che privati.
Le giornate iniziato tutte allo stesso modo con sveglia presto e la corsa per andare a lavoro. Gli impegni si moltiplicano ogni giorno di più e il tempo per la vita privata si assottiglia. Tutto questo genera un profondo senso di ansia nei lavoratori, a cui si aggiunge la paura di non riuscire a rispettare le scadenze o di non soddisfare a pieno le esigenze dei superiori o dei clienti. Tutti aspetti negativi che si annidano nella mente umana, dando vita alla sindrome da burnout. Le persone affette da tale stato patologico appaiono stanche, vessate, insoddisfatte, perdono vitalità, arrivando ad avere conseguenze anche nella vita privata.
Per anni si è detto che le professioni sanitari potessero essere più esposte a questi sintomi. Tuttavia, di recente, la problematica si sta diffondendo anche in altri ambiti. In Italia, non sembra esserci ancora una legge che possa tutelare i professionisti affetti da tale sindrome. Un primo passo in avanti potrebbe arrivare da un’aula di tribunale che ha stabilito che il datore ha l’obbligo di garantire un ambiente sano ed una carico di lavoro adeguato.
Giunge, infatti, notizia di un dipendente che ha citato in giudizio il suo capo a causa della sindrome da stress cronica, al fine di ottenere un risarcimento. In primo grado la sua richiesta è stata accolta, salvo poi essere rigettata dalla Corte d’Appello. La Cassazione, però, ha riconfermato la sentenza di primo grado. E dunque il titolare deve risarcire il suo dipendente per i danni psico-fisici causati. Un segnale di apertura verso un argomento sempre più attuale che riguarda un gran numero di persone.
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