Quante volte ti sei ritrovato a guardare un film su rapine sofisticate? Accade anche nel mondo dell’arte e non è così piacevole.
I furti nel mondo dell’arte rappresentano un fatto criminale da una parte affascinante e da una parte deplorevole. Affascinante perché è davvero curioso pensare come opere d’arte dal valore inestimabile e patrimonio dell’umanità, siano facilmente preda di ladri che molte volte sono anche improvvisati.
Questi reati, comunque, minacciano il patrimonio culturale e storico di una nazione e sollevano dubbi sulla sicurezza e sulla conservazione del bene culturale in sé. Uno dei furti artistici che fa sorgere maggiori interrogativi è quello avvenuto al Museo di arte moderna Ville de Paris, il 20 maggio 2010. Furono rubati ben 5 dipinti da una sola persona: il bosniaco Vjeran Tomic. Ma come fu possibile?
Picasso e gli altri: gli artisti vittima di un furto ancora irrisolto
Soprannominato Lupin e anche Spiderman, Tomic rubò un dipinto di Léger, un’opera Matisse, un ritratto di Modigliani, un quadro di Braque e il famoso Piccione con piselli (Le pigeon aux petits pois) di Pablo Picasso.
Non si trattava di un semplice ladro ma di un appassionato d’arte, tanto che alcune persone a lui vicino hanno riferito quanto gli piacesse l’estetica, la musica classica e la natura. Il furto al Museo d’arte moderna di Parigi fu degno del miglior romanzo giallo.
Esaminò per bene le finestre dall’esterno e capi come smontarle facilmente. Entrò poi più volte nel museo da visitatore per cercare di capire come funzionassero gli allarmi. Riuscì poi non solo a prendere indisturbato i 5 quadri, ma anche a fare due viaggi per farli entrare tutti nella sua Renault.
L’opera di Picasso è diventata l’emblema di questo furto. L’opera fa parte della fase di produzione artistica più famosa di Picasso, ossia quella cubista, più precisamente il periodo del cubismo analitico. In questa tipologia di opere, il soggetto non si riesce a individuare immediatamente e la composizione è confusa. Questo perché Picasso gioca su diverse dimensioni prospettiche.
Si tratta di una composizione spezzettata in cui si intravede una zampetta del piccione, un bicchiere e la scritta “Cafè”. Il tutto è dominato da un colore marrone chiaro. Non si sa quest’opera che fine abbia fatto. Tomic disse che, dopo il furto, spaventato dall’arrivo della polizia, l’avrebbe buttata nella spazzatura ma in realtà non è mai stato ritrovata.
Così come non sono state mai ritrovate nemmeno le altre tele. Nel 2011, Tomic venne arrestato e riferì di aver dato le opere ad un certo Yonathan Birn, un orologiaio laureato in storia dell’arte. Quest’ultimo ha dichiarato che, spaventato, avrebbe distrutto le opere in questione.
Al momento Tomic si trova in carcere a nord di Parigi e nessuno crede all’ipotesi della distruzione dei quadri, nemmeno lui. Tomic è convinto che un giorno riavrà quelle opere perché, secondo lui, gli appartengono.