Punti di luce e zone d’ombra: l’arte concettuale finisce nei guai e scoppia il caso dell’anno. Cosa succede?
Ma l’arte concettuale crea possibilità o possibili inganni e truffe? Sembra questo il quesito alla base dell’indagine che il The Guardian ha avviato verso uno degli artisti contemporanei più importanti: Damien Hirst. Il nome di Hirst risuona come uno dei più iconici e discussi, celebre per le sue opere controverse, ha suscitato da una parte ammirazione e da una parte dibattito.
Proprio questo continuo bilanciarsi tra fama e polemiche, lascia spazio a lati poco chiari che il quotidiano britannico sembra aver portato alla luce. La questione riguarda in particolare tre opere dell’artista che sono state esposte in tutto il mondo e che presenterebbero delle “falsificazioni”.
Il mistero della datazione delle opere di Hirst: sono date false?
Tra le opere più conosciute e discusse di Hirst ci sono sicuramente le tassidermie in formaldeide di alcuni animali. Quando parliamo di tassidermia, parliamo di una sorta di impagliatura che serve a preparare e conservare le pelli degli animali e che molto spesso viene utilizzata per la preparazione dei trofei da caccia.
Le tre opere l’artista britannico finite sotto osservazione sono proprio tre tassidermie: “Colomba, 1999”, “Caino e Abele, 1994”, e “Mito esplorato, spiegato ed esploso, 1993-1999”.
Colomba è un’opera che rappresenta un uccello con le ali spiegate, Caino e Abele, invece, presenta due vitelli ed, infine, Mito esplorato, spiegato ed esploso consiste in uno squalo diviso in tre parti, ognuno di esse collocate in una teca differente.
Tutte queste opere hanno girato i più grandi musei del mondo da Hong Kong a New York, da Monaco a Londra. Ma dov’è il problema? La mela sulla discordia che ha causato l’inchiesta del Guardian sarebbe la non veridicità delle date. Le opere, infatti, vengono fatte risalire agli anni ’90 ma a quanto pare così non è.
Sembra che le opere siano state realizzate dall’artista nel 2017 e che siano state spacciate ed esposte nei musei più importanti come opere molto più vecchie. Gli avvocati dell’artista hanno spiegato che non si tratta di contraffazione o di informazioni poco veritiere. Semplicemente, l’arte concettuale segue delle regole diverse.
Essendo l’idea la madre dell’opera, la data si riferisce al momento in cui l’artista ha pensato al concetto da realizzare, non a quando effettivamente ha messo mano all’opera. In quanto artista concettuale, continuano gli avvocati di Hirst, ha tutto il diritto di non essere coerente.
Sono lontani i tempi in cui Marcel Duchamp scardinava la sacralità dell’arte, togliendo il potere dalle mani dell’artista e spostandolo all’idea, al concetto. Eppure, ci sono ancora questioni legali non del tutto chiare.