Non è certo la prima volta che Lucca sale agli onori della cronaca per quale bizzarria. Stavolta si parla della figura mitologica della Chimera.
Si può ad esempio ricordare con facilità la porta del diavolo a Sant’Agostino o – per citare un altro esempio piuttosto noto – il diamante di San Michele. Insomma la cittadina è famosa per nascondere o preservare piccoli, ma preziosi, tesori e segreti, tanto da meritare certamente una visita.
Insomma, tra leggende e mito, storie documentate e miracoli tramandati di generazione in generazione, Lucca ha sempre avuto la bontà di regalarci delle storie piuttosto interessanti, curiose opportunità di approfondimento che nel corso degli anni e dei secoli hanno appassionato un crescente numero di persone.
Ma sapevate che a Lucca c’è traccia di una chimera?
La lapide della chimera: l’animale mitologico è esistito realmente?
Per chi non lo sapesse, la chimera è un mostro leggendario della mitologia classica, il cui corpo era formato da diversi animali. La chimera lucchese, in particolare, era un ippogallo: la testa era d’equino con grandi froge, il corpo era d’uccello, la coda di serpente. Una creatura molto particolare, che fa bella sfoggia di sé su una mensola in pietra scolpita, sulle cui tre facciate sono riportati putti alati di ottima fattura.
Essa è dunque in posa di gallo accovacciato, con la bocca spalancata e le penne remiganti che toccano la base e la coda ritorta verso l’alto. La coda, troncata, probabilmente finiva davanti alla chimera, in un ampio giro. Oggi è ammirabile solamente la sua parte terminale.
Per il momento, non si sa di più di questa particolare scultura. Si sa invece che per la mitologia la chimera fu uccisa da Bellerofonte su ordine del re di Licia, Iobate, stanco delle continue scorrerie di questa bestia sul suo territorio.
Bellerofonte aveva la punta della sua lancia di piombo e quando la scagliò tra le fauci aperte della chimera, il calore delle fiamme che uscivano dalla sua bocca sciolse il metallo, contribuendo a soffocarla.
Dell’avvenimento parla anche Omero, che nell’Iliade scrive che prima che fosse uccisa da Bellerofonte, la chimera fu tenuta a bada dal licio Amisodaro, che in seguito divenne padre dei giovani eroi Atiminio e Maride. Secondo altre fonti, peraltro, la chimera non sarebbe locata nella Licia, una regione storica dell’Asia minore che coincide con la costa meridionale dell’Anatolia, nella moderna provincia turca di Adalia, bensì nel ben più vicino Aspromonte. Chissà che, da lì, non abbia fatto un salto anche a Lucca.