Conoscete il nome di Isabella Stewart Gardner? La donna, nata a New York nel 1840, deve la sua notorietà a una storia molto particolare, divenuta parte integrante del più grande colpo della storia dell’arte.
Il padre della donna divenne ricco grazie al commercio di lino e successivamente investì nel settore delle miniere di rame. Alla sua morte, la Gardner ereditò più di un milione di dollari (dell’epoca) e, insieme al marito, decise di investire in opere d’arte.
Fu consigliata dallo studioso Bernard Berenson e effettuò importanti acquisti di dipinti di artisti di fama internazionale come, tra gli altri, Rembrandt.
Collezionato un numero impressionante di opere, moglie e marito decisero di acquistare un terreno in cui costruire un edificio che sarebbe poi diventato un museo in cui esporre questo incredibile patrimonio.
Il furto al Museo
La storia non è però finita qui. A distanza di quasi 90 anni dall’inaugurazione del museo, il 18 marzo 1990, nella struttura avvenne quello che è stato uno dei più clamorosi furti della storia dell’arte: due ladri sottrassero infatti 13 opere d’arte del valore complessivo di 500 milioni di dollari. Gli oggetti non furono mai ritrovati nonostante imponenti ricerche, e il loro destino rimane ad oggi un mistero.
Sono tante, peraltro, le domande senza una risposta. Per esempio, perché il Museo, nonostante il valore delle opere contenute, non era dotato di telecamere di sicurezza ma solo di rilevatori di movimento?
Quel che rimane di questo clamoroso furto è l’elevatissimo valore di mercato delle opere sottratte, che riguardano anche tre creazioni di Rembrandt, tra cui il suo unico paesaggio marino, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (1633), uno dei 36 dipinti di Vermeer conosciuti ancora esistenti il Concerto a Tre (1666-1667) e disegni e opere di Degas, Manet e Flinck. Stranamente, invece, i ladri non rubarono Il ratto di Europa, di Tiziano, il cui valore avrebbe contribuito a rendere ancora più eccezionale tale furto.
Dopo la sottrazione delle opere d’arte, nel 1994, il Museo ricevette una lettera anonima che proponeva una trattativa: la restituzione dei dipinti in cambio di 2,6 milioni di dollari e l’immunità dei ladri. Nel 2015, quindi, la svolta da parte dell’Fbi, con l’individuazione dei due responsabili, George Reissfelder e Lenny Di Muzio, entrambi morti nello stesso anno del furto.
A non essere ritrovati sono però i quadri: il Museo offre una ricompensa di 10 milioni di dollari a chi collaborerà al recupero delle opere…